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Don Marco ci scrive. La lettera settimanale del nostro Direttore.

Carissimi/e, vi propongo allora qualche riga prendendo spunto dall’ultima lettera del Rettor Maggiore che per la famiglia salesiana è la presenza di don Bosco oggi. In quella lettera riprende le linee programmatiche del Capitolo generale della congregazione e qui vorrei soffermarmi sulla numero 3 “La pedagogia della bontà. Vivere il sacramento salesiano della presenza”. La lettera, rivolta ai salesiani, ha spunti interessanti anche per i laici. Tra le altre cose il Rettor Maggiore dice:” Il Papa ci ha parlato della «opzione Valdocco» e del «carisma della presenza», che umilmente mi permetto di chiamare sacramento salesiano della presenza, perché – ne sono convinto – si tratta per noi di un “luogo teologico” di incontro con Dio attraverso la nostra presenza in mezzo ai giovani. Ebbene, il Santo Padre ci dice che «prima delle cose da fare, il salesiano è il ricordo vivente di una presenza dove disponibilità, ascolto, gioia e dedizione sono le note essenziali per risvegliare i processi.

Questo vivere la presenza fra i giovani lo possiamo vivere anche a Vigliano a partire soprattutto dai momenti informali e lo possiamo fare tutti, salesiani e laici senza distinzioni di ruoli e di età, nei momenti diversi della giornata, dallo stare in segreteria all’assistere in pausa pranzo, dal misurare la temperatura all’ingresso, al condividere lo stesso locale per la mensa. Anche momenti apparentemente ” banali” come il tempo dell’ingresso al mattino possono essere l’occasione per vivere il “sacramento salesiano della presenza”. 

.Continuando in quella lettera il Rettor Maggiore dice ancora:” Quando dico “sacramento salesiano della presenza”, non mi riferisco solo all’essere fisicamente presente – cosa che ritengo in ogni caso necessaria – e nemmeno all’avere ed esercitare una simpatia naturale o coltivata e colta (che è anche necessaria), ma soprattutto al fatto di vivere questa presenza gentile e dolce come elemento essenziale della nostra spiritualità. L’affetto, la delicatezza, la gentilezza, “l’amorevolezza” – parola italiana che riassume tutto questo in una sola espressione – è, soprattutto, un segno dell’amore di Dio per i giovani attraverso la nostra persona. È il frutto della carità pastorale, è l’amore autentico e vero dell’educatore che è amico, fratello, padre, è l’amore che si manifesta nella presenza con un vero clima familiare, nella generosità del servizio e del sacrificio a favore dei nostri ragazzi e giovani. È una presenza che si concretizza nell’ascolto attento e paziente, nella padronanza di noi stessi e anche nei nostri sforzi per non rovinare mai in un momento ciò che si sta costruendo con tanta fatica. È l’espressione di una vera mistica e spiritualità salesiana: il contenuto di queste due parole non deve spaventarci. È certamente un mezzo e una via magnifica per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani.

La presenza salesiana in mezzo ai giovani non è complicata, non è rigida. Accettiamo di interessarci a ciò che interessa loro; siamo felici che essi possano esprimersi in modo spontaneo, essendo se stessi. La nostra è una presenza affettiva ed efficace (e non solo a parole), una presenza da educatore e da amico, che sa essere vicino, che sa parlare al cuore in modo personale e unico. ”

Contemporaneamente c’è tutto l’aspetto della didattica, dello stare in classe o in laboratorio dove vivere questo essere PRESENZA  e questo si deve accompagnare al resto.

Non sarà sempre facile, non sarà scontato, non troveremo sempre immediata corrispondenza nei ragazzi,  ma è ciò che fa la differenza e costruisce un ambiente educativo salesiano. Molti di noi hanno presenti figure di salesiani, di formatori, di educatori che hanno vissuto questo essere PRESENZA  forse il loro ricordo può parlare a noi in modo più efficace di queste semplici righe. Proviamo a ricordarli… buona domenica e….buona settimana. Don Marco